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Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!

Testo e foto di Rosemary Low

cattura cenerini

Non avendo ancora istituito una normativa che proibisce le importazioni, sembrerebbe che in Europa non ci preoccupiamo abbastanza per il benessere dei pappagalli. Con l’entrata in vigore del Wild Bird Conservation Act del 1993, gli USA hanno stabilito un precedente positivo ed un ottimo esempio. Vorrei sottolineare l’importanza di questa legge e la necessità di una normativa simile in Europa e altrove. Attualmente un Inghilterra viene applicato un doppio standard. Nella maggior parte dei casi è illegale catturare gli uccelli nativi, prendere le loro uova o perfino disturbarli nei nidi, si può rischiare il carcere. Eppure importiamo legalmente da altri paesi migliaia di pappagalli catturati in natura. Il World Parrot Trust sta lottando per far cessare le importazioni degli uccelli di cattura nell’Unione Europea. La nostra petizione è stata firmata da oltre 16.000 persone di 83 paesi. Se non lo avete già fatto, vi chiediamo di firmarla e di cercare di farla firmare ad almeno altre tre persone.

Il commercio dei pappagalli di cattura è crudele, irresponsabile e inutile. Le ragioni a favore di questo commercio, che si ascoltano spesso in Europa, non sono valide e si basano su concetti errati.

Occorre "nuovo sangue": FALSO

Molti allevatori dichiarano che è necessario ottenere "sangue nuovo" per mantenere le specie che sono più rare in cattività. Io sostengo che l’esperienza passata ha dimostrato che l’altissimo numero di alcune specie non ha generato una popolazione stabile in cattività semplicemente perché non sono commerciabili. Un esempio è quello del Parrocchetto dalle guance grigie (Brotogeris pyrrhopterus), proveniente dall'Ecuador occidentale e dall’estremo nord del Perù. E’ stato molto sfruttato negli anni ‘80, prima di allora la specie era abbondante nella sua limitata area di distribuzione in natura. Tra il 1983 e il 1988, almeno 60.000 esemplari sono stati esportati. La maggior parte erano piccoli catturati nei nidi e allevati a mano. Negli USA erano molto popolari. Malgrado le decine di migliaia di esemplari esportati, oggi è una specie rara in cattività. Probabilmente negli USA vengono riprodotti in meno di 10 allevamenti. L’anno scorso ho fatto molte ricerche, inserendo degli annunci su diverse pubblicazioni specializzate, ma in Inghilterra non sono riuscita a localizzare un singolo esemplare. Se una specie non si può stabilizzare in cattività, dopo che ne sono stati importati 60.000 esemplari in 5 anni, l’affermazione che il commercio degli uccelli di cattura deve continuare per fornire agli allevatori esemplari non imparentati, non è molto convincente. Oggi, la popolazione totale del Parrocchetto dalle guance grigie, classificato Minacciato, è stimata a soli 15.000 esemplari, un quarto del numero esportato in cinque anni. In questo caso il commercio ha avuto un impatto duraturo sul calo della popolazione, che a causa della deforestazione non è più possibile recuperare.

Le catture sostengono le comunità locali: FALSO

Alcuni acquirenti di pappagalli di cattura credono di contribuire al sostegno economico delle comunità locali. Di fatto, la cattura dei pappagalli genera degli introiti molto bassi per chi le effettua o per gli altri abitanti dei paesi di origine che hanno bisogno di soldi. Katherine Renton sta effettuando delle ricerche in Messico sull’Amazona finschi, dove il commercio delle Amazzoni di cattura sta avendo un impatto molto negativo, ed ha messo a tacere il mito che sono i poveri a beneficiare dalle catture dei pappagalli. La maggior parte dei profitti di questo commercio vanno agli intermediari, già benestanti, nei paesi di destinazione.

L’allevamento contribuisce alla conservazione: FALSO

cenerini morti

Alcuni allevatori sostengono che riproducendo le specie più rare, che vengono ancora importate spesso illegalmente, contribuiscono alla loro conservazione. In Inghilterra, c’è stato il caso dell’allevatore che si è procurato delle Are di Lear (Anodorhynchus leari) di cattura, una specie gravemente minacciata, ed ha scontato una condanna in prigione. Dichiarò che il suo unico obiettivo era la conservazione della specie. Una rivista settimanale specializzata ricevette molte lettere a sua difesa, che protestavano per una sentenza troppo pesante e ingiustificata. Apparentemente, gli autori non avevano capito che le azioni di questo allevatore e di chi compra queste specie, sono il motivo per cui la specie è così minacciata.

Il motivo principale per cui gli allevatori privati non possono partecipare ai programmi di riproduzione per le specie minacciate è il rischio di trasmissione di malattie. Negli ultimi vent’anni le malattie virali hanno colpito gravemente allevamenti e collezioni di pappagalli in tutto il mondo. Queste malattie sono il risultato delle esportazioni massicce di pappagalli catturati in natura, dove un gran numero di esemplari viene tenuto in condizioni di sovraffollamento e di mancanza d'igiene. I pappagalli selvatici possono vivere a lungo in contatto con questi virus, ma in condizioni di stress vengono colpiti dalle malattie. Inoltre, quando delle specie provenienti da continenti diversi vengono tenute nello stesso ambiente, possono contrarre malattie fatali trasmesse da virus dai quali non sono in grado di difendersi. Mi riferisco alle epidemie della malattia del becco e delle penne (PBFD), PDD, Pacheco ed altre. Molte di queste malattie si manifestano negli allevamenti anche quando le condizioni sono ottimali. L’alta incidenza delle malattie dove vengono mantenute molte specie diverse, significa che la reintroduzione di esemplari riprodotti in cattività costituisce un rischio inaccettabile per le popolazioni selvatiche. Per questo motivo, i programmi di allevamento per la reintroduzione delle specie minacciate devono svolgersi in situ, come viene fatto per i Parrocchetti Echo (Psittacula eques) a Mauritius e per l’Amazona vittata a Porto Rico.

Alcuni allevatori sostengono anche che è importante mantenere e riprodurre in cattività le specie più minacciate per permettere di reintrodurle se estingueranno in natura. Il fatto che i pappagalli allevati a mano non sono generalmente adatti per essere reintrodotti, è un altro motivo per cui gli allevatori privati difficilmente potranno partecipare alla conservazione delle specie a rischio. Nella riproduzione in cattività la maggior parte dei piccoli viene allevata a mano, e non dai genitori, per massimizzare la produzione (e i guadagni).

Le coppie potranno riprodursi ancora: FALSO

Tra chi è favorevole al commercio degli uccelli di cattura, c’è chi sostiene che quando si prelevano i piccoli dai nidi selvatici, i genitori si riprodurranno nuovamente. I dati raccolti tra il 1979 e il 1999 da una serie di ricerche sull’ecologia e il comportamento di specie neotropicali, hanno dimostrato che il tasso delle catture medio era del 30% (Wright and Toft, 2001). Se la riproduzione non andava a buon fine, era estremamente raro che le coppie (di diverse specie) si riproducessero nuovamente nello stesso anno, succedeva solo con l’1% delle coppie.

Altri motivi per proibire il commercio dei pappagalli di cattura:

Crudeltà

Le tecniche di cattura sono disumane. Chi ne dubita, dovrebbe vedere il video del World Parrot Trust, "Where the wild Greys are". Dimostra il terribile trattamento inflitto ai pappagalli Cenerini, anche a molti esemplari adulti, catturati con le reti nel Congo. Si tratta del tipo peggiore di commercio e di un terribile spreco, perché molti degli esemplari adulti moriranno per lo stress dopo aver passato gironi, settimane o mesi di terrore. La cattura di pappagalli adulti non dovrebbe essere consentita perché:

a) Molti non si adatteranno mai alla vita in cattività

b) La popolazione in età riproduttiva viene decimata

c) Le catture privano alcune coppie dei loro compagni, e probabilmente causano la morte dei piccoli nei nidi che non vengono più nutriti.

Le catture dei piccoli nei nidi sono altrettanto crudeli. Un commerciante nel Chaco in Argentina, ha dichiarato che in un anno trattava in media 7.000 Amazona aestiva, e che nel 1973 ha allevato a mano 13.500 piccoli, arrivando a nutrire fino a 300 piccoli all’ora. Un documentario tristemente famoso, trasmesso molte volte in televisione, mostrava dei piccoli di questa specie mentre venivano nutriti, anche eccessivamente. In questo caso i piccoli morivano quasi istantaneamente, e i corpi venivano gettati da una parte.

Le catture estirpano le popolazioni

cenerini

Le catture, da sole o sommate alla perdita degli habitat, possono causare come è già successo per l’Ara di Spix (Cyanopsitta spixii), l’estinzione delle specie in natura. Diverse specie, che una volta erano comuni e che sono familiari a tutti noi, hanno subito un declino catastrofico a causa delle catture. In Venezuela per esempio, l’Amazona ochrocephala è la specie più richiesta a causa della sua capacità di parlare. Desenne e Strahl (1991) sostengono che la specie "potrebbe diventare minacciata in Venezuela in seguito al gran numero degli esemplari catturati per il commercio nazionale e internazionale". Il Cacatua sulphurea sulphurea è una delle 15 specie di pappagalli classificate come Criticamente Minacciate, unicamente a causa delle catture eccessive per il commercio.

Il numero dei pappagalli catturati è altissimo. Uno studio della fine degli anni ‘90 sul commercio internazionale dei pappagalli, ha rivelato che tra il 1991 e il 1996 sono stati esportati 1.200.000 pappagalli, la maggior parte delle specie proveniva dai paesi neotropicali. Si ritiene però che il numero dei pappagalli catturati in natura sia molto più alto, perché non è stata calcolata la mortalità precedente all’esportazione, stimata fino al 60% di tutti gli esemplari catturati da adulti o nei nidi. I dati ufficiali non tengono conto del considerevole commercio illegale di pappagalli, internazionale e locale. Considerando tutti questi fattori, si è stimato che dal 1982 al 1986 il totale dei piccoli catturati nei nidi nei paesi neotropicali era tra i 400.000 e gli 800.000 l’anno.

Distruzione dei nidi

La mancanza di nidi, spesso causata dall’abbattimento degli alberi, sta causando la diminuzione delle popolazioni selvatiche in molte zone. I ricercatori che nel Chaco argentino hanno studiato l’impatto delle catture sull’Amazona aestiva, hanno calcolato che tra il 1981 e il 1989, per catturare i piccoli nei nidi sono stati abbattuti o danneggiati illegalmente circa 100.000 alberi utilizzati dalla specie per nidificare (Bucher et al, 1992).

CITES

pappagallo

La Convenzione sul Commercio delle Specie Minacciate (CITES) ha contribuito - ma non sufficientemente - a controllare le esportazioni. Si tratta dell’unico trattato internazionale per la protezione dallo sfruttamento commerciale eccessivo delle specie minacciate di flora e di fauna. A seconda del grado di minaccia, le specie sono suddivise in tre Appendici o Allegati. La I Appendice comprende le specie più minacciate, per le quali le catture avrebbero un effetto catastrofico. La II Appendice include le specie che potrebbero diventare minacciate con un commercio incontrollato. La cattura di queste specie è consentita se è sostenibile e se gli esemplari sono stati ottenuti legalmente. Nella II Appendice sono stati inclusi anche i discendenti riprodotti in cattività, ma non di prima generazione, delle specie di I Appendice.

Il trattato è stato firmato nel Marzo del 1973. Il 6 Giugno 1981, quasi tutte le specie di Psittacidi, escluse quelle già appartenenti alla I Appendice, sono state incluse nella II Appendice. Attualmente 136 paesi hanno aderito alla convenzione CITES. Purtroppo, alcuni dei paesi che commerciano un numero altissimo di pappagalli di cattura non hanno aderito alla CITES. Le specie di II Appendice continuano ad essere catturate ed esportate, malgrado la maggior parte non sia stata studiata e non si sa se il livello delle catture è sostenibile. Le quote annuali di cattura, come quelle stabilite dai governi della Guiana e dell’Argentina, apparentemente non sono state basate su delle ricerche, e potrebbero essere state o essere tuttora non sostenibili.

Paesi esportatori

Negli ultimi decenni, ci sono stati molti cambiamenti nei principali paesi neotropicali esportatori di pappagalli. Dal 1967 il Brasile proibisce l’esportazione della fauna selvatica, il Costa Rica e il Venezuela dal 1970 e la Colombia dal 1973. All’inizio degli anni ‘70, gli esportatori principali erano il Messico, la Colombia, il Perù e il Paraguay. Nei primi anni ‘80, il Belize, l'Ecuador, il Messico e la Colombia cessarono di esportare uccelli catturati in natura, e gli esportatori principali erano l’Argentina, la Bolivia, la Guiana, l'Honduras e il Perù. Nel 1984 la Bolivia ha proibito le esportazioni di fauna selvatica, e per qualche anno l’Argentina diventò il principale esportatore di pappagalli neotropicali. Il Guatemala proibì le esportazioni nel 1986, e l’Honduras nel 1990. All’inizio degli anni ‘90, la maggior parte dei pappagalli esportati in Europa proveniva dalla Guiana e dal Nicaragua. E’ importante notare che nella maggior parte di questi paesi il commercio locale dei pappagalli di cattura ha continuato ad essere molto attivo, e che le catture e le esportazioni illegali di molte specie non sono diminuite Molti pappagalli vengono portati illegalmente oltre frontiera.

Specie con un alto livello di mortalità

Alcune specie vengono esportate malgrado le loro probabilità di sopravvivenza siano quasi nulle. E’ risaputo che lo Psittacula longicauda raramente sopravvive in cattività per più di pochi mesi. Si è riusciti raramente a riprodurre la specie in cattività, e non a lungo termine. Nel 2000, 648 esemplari sono stati esportati dalla Malesia, è improbabile che qualcuno di loro sia ancora vivo. Molti non sopravvivono neanche al viaggio, in parte perché vengono trasportati male per risparmiare sui costi.

Un’altra specie originaria della Malesia con un altissimo tasso di mortalità, è il piccolo Psittinus cyanurus. E’ classificato Quasi-minacciato (quasi come Vulnerabile, cioè a rischio di estinzione a medio termine). Il tasso di sopravvivenza è basso anche per i Loriculus galgulus esportati dalla Malesia, anche se si riesce a riprodurne un numero ridotto in cattività. Ovviamente, l’obiettivo delle esportazioni è solo economico senza nessuna considerazione per il benessere degli uccelli. Anche se questo non dovrebbe stupire nessuno, il commercio delle specie che soffrono di un tasso di mortalità eccessivo dovrebbe essere proibito. Purtroppo, è probabile che passeranno molti anni prima che l’etica avrà un suo ruolo in questo commercio, se mai succederà.

Il commercio in Indonesia

A Luglio di quest’anno, l’associazione indonesiana KSBK (Animal Conservation for Life) ha pubblicato un rapporto sul commercio dei pappagalli in Indonesia. Nella provincia di North Maluku vengono catturati annualmente 15.000 pappagalli. Non c’è limite al numero di catture effettuate per certe specie (come il Cacatua alba). Anche per le specie per le quali non esiste una quota di esportazione, vengono rilasciati permessi di cattura dal SBKSDA, l’autorità forestale. L’esercito indonesiano (TNI) è coinvolto in questo commercio. I militari che rientrano dal servizio trasportano centinaia di pappagalli sulle navi della Marina Militare. Tra le specie commerciate ci sono i Lorius garrulus, gli Eos squamata e i Cacatua alba. Da Gennaio a Marzo del 2002, il KSBK con il sostegno del RSPCA, ha condotto un’investigazione sul commercio dei pappagalli in cinque mercati di Java. I Lorius lory sono la specie più commerciata, sono molto numerosi anche altre specie di Lorius, gli Eos, gli Eclectus, gli Alisterus chloropterus e i Tanygnathus. I commercianti di Jakarta e di Bali spediscono gli uccelli in Pakistan, Qatar, Taiwan, Italia e Spagna, molti di questi uccelli vengono dichiarati falsamente come riprodotti in cattività. Tra le specie catturate, il 47% sono protette dalla legge locale. Le catture hanno causato l’estinzione locale dei Cacatua sulphurea e moluccensis, degli Eos histrio, dei Lorius domicella e garrulus.

Il nostro iscritto Stewart Metz, M.D., ha creato una petizione indirizzata a Megawati Soekarno Putri, presidente dell’Indonesia, per fermare il commercio illegale degli uccelli indonesiani. Vi invitiamo a firmarla su questo sito: www.PetitionOnline.com/cockatoo/petition.html

E’ stato provato che il Wild Bird Conservation Act (WBCA) ha avuto l’effetto di diminuire le catture dei piccoli nei nidi in Sud America. Nelle dieci specie per le quali è stato possibile effettuare un paragone diretto, il tasso delle catture era del 48% prima dell’entrata in vigore del WBCA , successivamente è diminuito al 20%. Gli studi hanno dimostrato che dopo il blocco delle importazioni dei pappagalli di cattura negli USA, le esportazioni di alcune specie dai paesi neotropicali è diminuita. Si ridurrebbero ancora di più se l’Unione Europea seguisse lo stesso esempio. Il 75% del totale dei pappagalli di cattura commerciati legalmente nei tre anni successivi all’entrata in vigore del WBCA, sono stati importati nell’UE.

Tuttavia, ci sono anche altri paesi, specialmente in Asia, che importano un gran numero di pappagalli di cattura. E’ probabile che in futuro la maggior parte dei paesi non permetterà più le importazioni dei pappagalli di cattura. Ma forse sarà troppo tardi, e il numero di molte specie si sarà talmente ridotto che le catture per l’esportazione non saranno più redditizie. Questo commercio ha già causato un danno irreversibile e una sofferenza inimmaginabile a milioni di pappagalli.

Bibliografia

Bucher, E.H., C.S.Toledo, S.Miglietta et al, 1992, Status and management of the Blue-fronted Amazon Parrot in Argentina, PsittaScene, 4 (2): 3-6. Desenne, P., and S.D.Strahl, 1991, Trade and the conservation status of the family Psittacidae in Venezuela, Bird Conservation International, 1 (2): 163-169. Wright, T., and C.A.Toft, 2001, Nest poaching for trade, PsittaScene, 13 (3): 6.

Ringraziamenti

Vorrei ringraziare John Caldwell, WCMC, Cambridge, per i dati sul commercio.

Vi prego di riprodurre questo articolo. Non è necessaria la nostra autorizzazione ma vi chiediamo di citarne la fonte: "Questo articolo è apparso per la prima volta su PsittaScene del Novembre 2002, la rivista del World Parrot Trust".