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Ekoclub: associazione ambientalista o associazione venatoria?

Il Cavallo di troia della F.I.d.C.

è questa la domanda cui le scriventi associazioni intendono rispondere sulla base di un’ampia documentazione a supporto del presente documento. Ma intendiamo già anticipare la risposta: l’associazione Ekoclub International non è altro che il cavallo di Troia della Federazione Italiana della Caccia per entrare, con un numero maggiore di rappresentanti, in tutti gli organismi di controllo e vigilanza dell’attività venatoria; lo scopo è di sabotare, con la semplice somma dei voti dei rappresentanti della Federcaccia e di Ekoclub, le posizioni delle vere associazioni ambientaliste.

Per convincerci di questo basterebbe leggere un illuminante libretto dal titolo "Ekoclub: scommessa vinta", datato 18 giugno 1997 (All. 1). L’opuscolo vuole ripercorrere la lunga marcia di "Ekoclub, l’associazione ambientalista nata dalla volontà della Federazione Italiana della Caccia" verso "l’ingresso nella sancta sanctorum dell’ambientalismo italiano" rappresentato dal Consiglio Nazionale per l’Ambiente; in questo senso "è vinta la scommessa di porre termine a quella sorta di occupazione della scena e del ministero da parte delle associazioni ambientaliste", evidentemente a tutto vantaggio della F.I.d.C. (i brani tra virgolette citano la fonte).

Ma ripercorriamo la sua storia che parte dalla trasformazione della Commissione federale per i temi ecologici, organo della F.I.d.C., in Ekoclub; siamo nel 1977 e l’operazione avviene "in un’ottica volta ad arginare i primi fermenti dei gruppi ambientalisti che cominciavano ad affacciarsi sulla scena e che in nome dell’ecologia assumevano posizioni principalmente anti caccia"; d’altra parte si riconosce come "questo accostarsi (della F.I.d.C. N.d.R.) a tematiche seppure in qualche misura di protezione e tutela degli equilibri ambientali, fosse un discorso fortemente caratterizzato da tratti utilitaristici". Più avanti, nello stesso opuscolo, si può leggere come "il legame con la F.I.d.C., sia dal punto di vista formale sia sostanziale è stretto al punto da assegnare a questa associazione il ruolo di semplice strumento di cui la Federazione si è dotata per raggiungere i propri scopi"; questa affermazione è suffragata dal primo statuto di Ekoclub (All. 2) che prevede la coincidenza, nella stessa persona, delle cariche di presidente della F.I.d.C. e di Ekoclub e lo stretto collegamento tra le strutture periferiche dei due organismi; questo rappresenterà l’ostacolo che "impedirà di fatto che Ekoclub sia riconosciuta (dal Ministero dell’Ambiente N.d.R.) come associazione ambientalista".

Questa "fase di avvio" durerà fino al 1986 senza che Ekoclub si faccia promotrice della benché minima iniziativa di carattere ambientale, situazione che, tra l’altro, perdura tutt’oggi.

A partire dal 1987 Ekoclub tenta di accreditarsi nella società, ma soprattutto nelle scuole dove "i bambini erano condizionati da una visione amicale e disneiana della natura" evidentemente deprecabile per un’associazione composta da cacciatori; si affianca a questa azione la modifica, "ma non di sostanza", dello statuto: "il legame strettissimo si è allentato di pochissimo e ciò azzera le possibilità di essere annoverata dal Ministero dell’ambiente come un’associazione ambientalista". Ma l’operazione non sortisce l’effetto sperato: "da tutto questo turbinio di iniziative e dibattiti (contro la caccia N.d.R.) è completamente assente l’Ekoclub che non appare strutturato per svolgere quella funzione di interdizione e filtro che la F.I.d.C. aveva immaginato" tanto che "il consuntivo delle cose fatte e la recrudescenza di un forte sentimento anticaccia, fa nascere nei dirigenti della 'casa madre' molti dubbi sull’utilità di mantenere in vita Ekoclub".

Nel febbraio 1989, alla vigilia dei referendum contro la caccia, inizia la presidenza di Giacomo Rosini "da sempre Federcacciatore" - stiamo parlando dello stesso on. Rosini (all’epoca DC) che nel 1983 propose il progetto di legge per la depenalizzazione dei reati venatori - ; la sua missione è "di trasportare tutto il mondo venatorio fuori dalla tempesta ambientalista che minaccia di travolgerlo", il che, per un’associazione che aspira al riconoscimento ministeriale come associazione ambientalista, è un obiettivo non da poco. Come sappiamo, lo scopo viene raggiunto, i referendum non conseguono il quorum, "il peggio è passato". A questo punto Rosini può dedicarsi al rilancio di Ekoclub e al conseguimento dello scopo finale: infiltrare questo gracile figlio della F.I.d.C. nel mondo dell’ambientalismo italiano. Rosini individua tre punti cardine della sua linea d’azione: investimenti finanziari, "un grande sostegno politico, derivante dall’essere inserita nell’area Coni e un numero di tesserati molto elevato". Il solerte stesore dell’opuscolo informa del fatto che "la Federazione approva la sua linea".

Prende piede, così, un vasto maquillage dell’associazione Ekoclub che si concretizza in una serie di misure volte a camuffare la vera natura del sodalizio: cambio del nome in Ekoclub International, nomina di due donne ai vertici dell’associazione "per non lasciare dubbi sul nuovo orientamento" (quando mai le donne vanno a caccia?), approvazione di un nuovo statuto, cambio del logo "che accentua la presenza animale, l’orsetto e la lince, offrendone un’immagine gioiosa ed amichevole". Tali provvedimenti "raggiungono l’effetto sperato e consentono al Ministero dell’ambiente di riconoscere Ekoclub International come associazione ambientalista" (1992).

Dopo essere riusciti, al termine di numerosi tentativi, a spacciarsi per ambientalisti, i Federcacciatori iniziano l’occupazione silenziosa e massiccia dei posti nelle Regioni, negli Enti locali, nel Ministero e nel Coni: infatti nello stesso anno il Comitato Olimpico si affretta a concedere a Ekoclub il riconoscimento di associazione benemerita, accompagnato da lauti contributi in denaro (50 milioni annui) (All. 3 e 7). Come spiegare questa attenzione speciale del Coni nei confronti di Ekoclub? Lo spiegano loro stessi: "i vertici del Coni vedono in questa associazione un possibile braccio operativo del Comitato olimpico sul versante del rispetto dei due termini 'sport e natura' che in alcuni casi entrano in conflitto… L’Ekoclub viene ad assumere in questo modo la rappresentanza del mondo sportivo dal punto di vista degli interessi sul versante sport-ambiente". Non dimentichiamo che all’epoca era forte la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2004 e la presenza di Ekoclub sarebbe servita come utile barriera contro le opposizioni delle vere associazioni ambientaliste.

Restava da mettere a segno l’ultimo colpo: l’ingresso nel Consiglio Nazionale dell’Ambiente, "la sancta sanctorum dell’ambientalismo italiano". A tal fine viene esautorato il presidente donna – tanto aveva esaurito la sua funzione – e, dietro lauto compenso (65 milioni annui) (All. 3), viene nominato il prof. Enzo Tiezzi, insigne personalità del mondo scientifico, che diventa la testa di ariete della Federcaccia per sfondare anche l’ultima barriera. Infatti Tiezzi rappresenta l’Ekoclub – cioè la F.I.d.C. - in seno al Consiglio Nazionale dell’Ambiente. Ma già molti si aspettavano che presto anche il prof. Tiezzi fosse "sollevato" dall’incarico, in modo da lasciare libera la poltrona conquistata. Infatti, l’attuale Presidente è Ugo Claudio Matteoli, parente forse dell’indimenticato Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, ancora oggi ricordato per la sua posizione favorevole alla caccia nei Parchi.

E così "la rivoluzione si è compiuta. Senza aver mai rinnegato le origini, senza aver mai preso distanze dal mondo venatorio, senza aver mai concesso nulla sul piano dei principi, il nuovo Ekoclub ha vinto la sua sfida".

Ma la brama di poltrone dei federcacciatori non è facile da soddisfare. Il 28 febbraio 1997 il Presidente della Federcaccia, già Presidente di Ekoclub, Giacomo Rosini scrive ai responsabili provinciali riguardo alle nomine dei propri rappresentanti negli organi di gestione degli A.T.C. (Ambiti Territoriali di Caccia) (All. 4): "I posti a disposizione sono quasi sempre in numero inferiore alle ambizioni personali dei nostri dirigenti"; a tal proposito esorta a "non dimenticare di usare sapientemente gli spazi conquistati tramite l’Ekoclub. In particolari situazioni non è da escludere che entrambi i posti riservati per legge agli ambientalisti possano essere appannaggio di tale associazione poiché può sempre accadere che in un determinato territorio le altre associazioni non abbiano alcuna forma di organizzazione". Ormai sono inequivocabili gli intenti della Federcaccia: esautorare, tramite le teste di legno dell’Ekoclub, le associazioni ambientaliste in modo che non vi sia più alcuna forma di controllo sulla caccia. Magistrale è la postilla conclusiva: "mi raccomando ancora che nessun dirigente della federazione assuma l’incarico di presidente provinciale o regionale dell’Ekoclub. Tale incarico può sicuramente essere assunto da un federcacciatore, ma non deve esservi cumulo di cariche. è invece pacifico che dirigenti della Federazione entrino a far parte dei direttivi dell’Ekoclub". Come si vede l’onorevole Rosini è molto attento a difendere la facciata dell’Ekoclub precisando, naturalmente, che al riparo da occhi indiscreti tutto è permesso.

Veniamo ora alla questione del numero di soci aderenti all’Ekoclub. Sappiamo tutti come sia difficile acquisire soci, soprattutto per un’associazione che non ha mai operato sul territorio e che non ha un’immagine da presentare all’opinione pubblica. Ma il problema è presto risolto: se i soci non vanno da Ekoclub, sarà Ekoclub ad andare dai soci. "Infatti, sulla base di una serie di convenzioni, oggi tutti i tesserati delle Federazioni sportive del Coni convenzionate con l’Ekoclub acquistano di diritto la qualifica di soci federali". Se si leggono i bilanci dal 1994 ad oggi (All. 3, 5, 6, 7) - quindi successivi al riconoscimento ministeriale - si nota come su un totale di entrate oscillante tra i 510 e i 640 milioni ben 500 milioni sono iscritti come "contributo F.I.d.C." o come "tesseramenti federali FIPSAS e F.I.d.C.", mentre solo una parte irrisoria (tra i 7 e i 20 milioni) deriva dal "tesseramento associati". Questo è il patrimonio di soci che può vantare l’Ekoclub!

E' evidente come la quasi totalità dei soci sia cooptata dalle fila della F.I.d.C.. Ma se tutto ciò non dovesse bastare, ci viene in aiuto l’intervento dell’on. Rosini – presidente della F.I.d.C. – nella riunione del Consiglio Direttivo Ekoclub del 18 luglio 1995 (All. 8): "L’Ekoclub ha bisogno di un numero di soci tale da consentire finanziamenti. Da qui nasce l’idea di convenzioni che comportino l’automatica adesione all’Ekoclub all’atto dell’iscrizione alle Federazioni. Il tesseramento sarà un fatto automatico. Questo sarà l’oggetto della nuova convenzione e l’impegno della F.I.d.C. non sarà oltre le mille lire a socio F.I.d.C.". Il consigliere Gunnella conferma che "l’Ekoclub riceve dalla F.I.d.C. 500 milioni l’anno e di questi 250 sono spesi per stipendi".

Non possiamo, quindi trascurare la questione dell’uso del denaro che fa l’Ekoclub: per un’associazione che si professa ambientalista questo è un aspetto essenziale, addirittura il motivo di esistere. Ancora una volta è utile scorrere i bilanci: le spese di funzionamento (stipendi, rimborsi di viaggio, collaborazioni esterne, ecc.) assorbono più dei due terzi delle risorse (circa 400 milioni), mentre un altro centinaio di milioni viene speso per la stampa e la propaganda (ci sarebbe da domandarsi di cosa, oltre che, naturalmente, della caccia!). Restano 38 milioni destinati ad un Centro Recupero Fauna Selvatica: come dire che pagano l’ospedale agli animali feriti dai loro stessi soci!

Eppure non tutti i soci Ekoclub sono cacciatori: in una lettera del 10 giugno 1997 (All. 9) – indirizzata al Ministero dell’Ambiente, alle associazioni ambientaliste, al Coni e ai partiti politici – alcuni soci dell’Emilia Romagna, che si firmano non cacciatori, denunciano il commissariamento delle sezioni Ekoclub da parte del presidente Tiezzi: dal primo gennaio dello scorso anno sarebbero stati nominati 105 commissari, di cui 92 appartenenti alla Federcaccia, con il compito di organizzare le elezioni delle rappresentanze statutarie. "Purtroppo abbiamo provato – dicono – a salvare la nostra associazione dalla prepotenza della Federcaccia ma, dobbiamo confessarlo, non ci siamo riusciti!". Noi aggiungiamo che questa associazione è sempre stata organica alla Federcaccia. La notizia è suffragata da alcune lettere di convocazione di assemblee nella città di Bologna su carta intestata della F.I.d.C. e a firma del presidente provinciale (All. 10); nelle stesse si precisa che: "nella nostra provincia proponiamo la suddivisione (del territorio N.d.R.) in quattro comprensori corrispondenti agli attuali A.T.C.". Come non ricordare la sibillina lettera del presidente della F.I.d.C. Rosini che invitava ad "usare sapientemente gli spazi conquistati tramite l’Ekoclub"? Il riferimento agli A.T.C. è poi curiosamente contenuto nella tessera associativa per il 1997 dove, tra l’altro, non compare più la figura del socio giovane (tanto i minorenni non possono andare a caccia, quindi non contano niente!) (All. 11).

Del resto, la questione della vera natura di Ekoclub è talmente nota da essere giunta fino in parlamento con l’interrogazione n. 4/07742 del 25.09.97 , presentata dal Sen. Cortiana e numerosi altri, rivolta ai Ministri dell’ambiente e per i beni culturali e ambientali e per lo spettacolo e lo sport.

Oltre ad alcuni fra quelli già considerati nel presente documento, numerosi altri significativi elementi si trovano nell’interrogazione (All. 11-A). A titolo d’esempio, stralciamo:

" …che nel 1995 veniva stilata una convenzione fra Ekoclub International e la FIDC e alla fine del 1998 un’altra con la FIPSAS… "

" … che l’Ekoclub International dal 1° gennaio 1997 è stata interamente commissariata e ben 92 commissari nominati dal presidente Enzo Tiezzi su 105 appartengono alla Federcaccia, ai quali viene affidata l’organizzazione delle elezioni…".

Nelle conclusioni, i parlamentari chiedono, fra l’altro, di sapere:

" …se il Ministro dell’ambiente ritenga opportuno che un’associazione ormai in maggioranza composta da soli cacciatori, qual è diventata attualmente l’Ekoclub International, possa essere una degna rappresentante di istanze ambientaliste presso il suo Ministero oltreché al tavolo del Consiglio nazionale per l’ambiente… "

" …quali provvedimenti i Ministri in indirizzo intendano adottare affinché, fino a quanto non venga fatta piena luce su quanto denunciato, sia revocata ogni forma di finanziamento, e soprattutto sia ristabilita una situazione di piena legalità.".

Nella risposta all’interrogazione del Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi (All. 11-B) si legge:

"Sono invero pervenute allo scrivente Ministero segnalazioni circa la situazione di fatto richiamata nell’interrogazione stessa, sia da parte dei soci Ekoclub , sia da parte del Presidente della Provincia di Pisa; quest’ultimo ha richiesto al Consiglio per l’Ambiente un parere circa l’opportunità di inserire l’Ekoclub come rappresentante delle associazioni ambientaliste nel Comitato di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia; in quella sede sarà portata all’evidenza del Consiglio un’istruttoria con tutti gli elementi utili per una completa valutazione del caso e, se del caso, per provvedere all’aggiornamento dei criteri e delle condizioni necessarie al riconoscimento da parte del Ministero dell’Ambiente".

Come si vede tutto riconduce all’affermazione iniziale: la Federcaccia ha trovato un espediente geniale per aumentare i propri rappresentanti negli organismi di vigilanza della caccia. Ekoclub è quindi la quinta colonna dei cacciatori infiltrata dalla F.I.d.C. nel mondo ambientalista.

Ma i documenti parlano chiaro! I criteri per l’individuazione delle associazioni da includere nel Consiglio Nazionale per l’Ambiente comprendono:

  1. l’accertamento di un’attività continuativa pluriennale in campo ambientale; in particolare si deve valutare la capacità di suscitare interesse e coinvolgimento dell’opinione pubblica;
  2. per le associazioni derivate da altre, la piena autonomia e indipendenza dalla prima, sia per struttura giuridica, sia riguardo gli organi direttivi, sia perché dotate di soci propri;
  3. la presenza di un ordinamento interno democratico.

Quale di questi requisiti è oggi, o è mai stato soddisfatto da Ekoclub? Quali attività ha mai svolto in campo ambientale? A tal proposito si veda l’articolo del 2 febbraio 1998 sul Sole 24 Ore (All. 12).

è moralmente lecito consentire ad un’associazione di cacciatori di spacciarsi per associazione protezionistica? è giusto permettere alla Federcaccia di avere, tramite Ekoclub, la doppia rappresentanza negli organismi della caccia o, peggio, di sedere accanto agli ambientalisti al tavolo del Ministero dell’ambiente?

ENPA, Italia Nostra per la Capitanata, Legambiente Reg. Puglia, Lega Antivivisezione prov. Foggia, LIPU prov. Foggia, Università Verde di Capitanata, Verdi Ambiente e Società Reg. Puglia, WWF Reg. Puglia

Fonte: www.oikos.org