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Il lager Parrelli

Testimonianza sul Parrelli

Chiudiamo il lager Parrelli

Il "Rifugio Parrelli" (Via Prenestina 1085 – Roma) è una struttura privata, gestita dalla L.A.I. (Lega Antivivisezionista Italiana), che da oltre 30 anni si distingue per gravi irregolarita', spesso denunciate agli organi competenti, sia da privati che da associazioni animaliste. A partire almeno dagli ultimi dieci anni, sono documentate segnalazioni di scomparse, morti e maltrattamenti avvenuti nel “Rifugio”: si tratta di gatti di proprieta' ceduti o lasciati temporaneamente, di cani ceduti, lasciati in affido temporaneo o “a pensione”, di cani di quartiere, di randagi. Numerose segnalazioni o denunce hanno per oggetto la scomparsa di cani di proprieta', regolarmente tatuati, entrati al Parrelli e mai segnalati al Canile Municipale.

Talvolta, l’operato del Parrelli viene riportato dalla cronaca , dimostrando regolarmente l’esistenza di un incessante flusso di animali in entrata e di un loro inquietante "ricambio" altrettanto continuo.
Il rifugio ha operato privo dei requisiti necessari e di autorizzazione sanitaria dai primi anni ’70 fino all’aprile 1999.
Durante i decenni precedenti questa data, il Servizio Veterinario dell’ASL Roma B vi ha effettuato alcuni controlli, dai cui verbali risultano evidenti - oltre alla presenza di un altissimo numero di animali (mediamente tra i 1.000 e gli 800 rispettivamente per cani e gatti) – sia l’assenza di registri di movimentazione che di sistemi di riconoscimento.
Questi documenti mostrano l’ingresso nel Parrelli di una media di almeno 1.500 cani e gatti ogni anno, soprattutto randagi, delle cui identita', provenienza e destinazioni non e’ praticamente rimasta traccia.
Per quanto riguarda i gatti, protetti dagli articoli 11 e 15 della Legge Regionale 34/1997 e dall'art. 2 della Legge Nazionale 281/1991, si può ipotizzare una deportazione dalle dimensioni nell’ordine delle migliaia di animali.

Il “rifugio” e’ stato diffidato dall’accogliere animali una prima volta nel 1994, con un'Ordinanza del Sindaco, in quanto illegale e privo di autorizzazione sanitaria (i media avevano da poco riportato il ritrovamento al suo interno di 70 cuccioli di cane congelati. Dal 1999, è stato autorizzato ad operare con “una capienza massima di n. 300 cani e 300 gatti” e con le restrizioni relative alla Legge Regionale 34/97.
Restrizioni sistematicamente violate dai gestori del Parrelli, e mai sanzionate dalla ASL: fino ad oggi, le condizioni di sovraffollamento ed un incredibile flusso in ingresso sono perdurati, cosi’ come la movimentazione e’ rimasta totalmente variabile e confusa. Anche nei piu’ recenti verbali di sopralluogo della ASL, si dichiara che il registro e le schede di affido e di entrata sono incomplete e non aggiornate, che i sistemi identificativi dei gatti sono critici o inesistenti, mentre le difficolta’ d’identificazione dei cani detenuti vengono definite un “punto critico da segnalare”.
Ma nonostante tutto questo, sembra che l’unica misura adottata dall’ ASL per regolarizzare il “rifugio” siano degli “inviti” a mettersi in regola rivolti alla proprietaria: l’apposizione di microchips, iniziata dal Servizio Veterinario nell’ottobre 2003, e’ stata presto interrotta, gli interventi di sterilizzazione e vaccinazione sono rimasti sporadici (rispetto ai gatti, non ne esiste traccia documentale, rispetto ai cani vengono effettuati “nei limiti delle risorse disponibili"), non risulta la presenza di un’area di quarantena per cuccioli e piccoli di gatto, né di isolamento per malati contagiosi gravi, né per gatti Fiv e Felv.

Nel settembre 2003, il Direttore dell’Ufficio Diritti Animali del Comune di Roma (Enrico Leoncini) ha visitato il Parrelli, rilevandovi condizioni definite “drammatiche rispetto al benessere degli animali”, oltre ad una “diminuzione sensibile e periodica dei cani presenti”, “il loro arrivo altrettanto copioso” ed il fatto che “il registro degli ingressi non è aggiornato e non corrisponde al numero dei cani presenti”. Le spiegazioni date dall’ottantenne proprietaria del rifugio (Giuseppina Lacerenza Parrelli) sono sempre le stesse: ritardo nella compilazione per problemi di salute, assenza, errori, dimenticanze, morte dell’animale (spesso non refertata), adozione (senza scheda). Il 9 ottobre 2003, il Parrelli e’ stato diffidato dall’ASL Roma B.

I limiti operativi imposti al “rifugio” con questa diffida sono i seguenti:

"E’ fatto espresso divieto di :

  • accalappiare cani e gatti randagi
  • acquisire in custodia cani e gatti randagi, sotto qualsiasi forma e di qualsiasi provenienza.

E’ FATTO OBBLIGO DI:

  • tenere costantemente aggiornato il registro contenente gli elementi necessari per l’identificazione dei soggetti presenti nel canile."

In altre parole, al Parrelli e’ stato ribadito ancora una volta che - in quanto struttura privata non convenzionata con il Canile Comunale - non è autorizzato a gestire il fenomeno del randagismo felino e canino.
Nonostante cio’, il Parrelli sta continuando ad accogliere animali vaganti “sotto qualsiasi forma e di qualsiasi provenienza” ma soprattutto consegnati al “rifugio” - in aperto contrasto con quanto previsto dalla Legge - da Polizia Municipale, Carabinieri e Polizia di Stato. . Quanto alla ASL preposta a far ottemperare la diffida da essa stessa prodotta, continua a non intervenire, giustificando anzi l’attivita’ del Parrelli imputandola alla condizione di esubero della struttura municipale.

A seguito di oltre un anno di proteste, l'11 maggio 2004, il Comune di Roma ha proposto la creazione di una "autorita’ di garanzia" relativa ala gestione del Parrelli, composta da Regione, ASL, Comune e Associazioni animaliste, con “libero accesso alla struttura per un periodo da concordare al fine di controllare il benessere degli animali.

Questa commissione è stata quindi formalizzata il 3 Settembre 2004.

Fonte: www.lagerparrelli.cjb.net