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La questione del randagismo

Randagismo: un business da 500 miliardi

cane dietro le sbarre

Ogni anno in Italia oltre 150.000 animali domestici vengono abbandonati. L’80% morirà in incidenti stradali, subirà maltrattamenti o potrà essere vittima dell’addestramento dei cani da combattimento, il resto trascorrerà la propria esistenza nell'angusta gabbia di un canile. Questa la realtà di un fenomeno purtroppo ancora ampiamente diffuso nel nostro Paese da Nord a Sud. Al contrario di quanto si crede il fenomeno dell’abbandono non si concentra nella stagione estiva, gli abbandoni in realtà avvengono tutto l’anno e le punte massime si registrano nel periodo di apertura della caccia; il numero di cani da caccia nei canili e l’aumento di questi proprio da settembre in poi conferma questa barbara usanza. Per la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali domestici, sono state approvate la legge nazionale 281 del 1991 e numerose leggi regionali, dotate di sufficiente copertura finanziaria, che affidano alle Amministrazioni comunali compiti di tutela degli animali e precise responsabilità nella prevenzione del randagismo. A dieci anni dall'emanazione della legge, la normativa nazionale è ancora ampiamente disattesa ed intorno a questo vuoto si sono sviluppati fenomeni che fanno del randagismo un vero e proprio business. E’ il caso di tanti rifugi privati, molto spesso veri e propri lager, nati da convenzioni tra società con fini di lucro e pubbliche amministrazioni incapaci di trovare soluzioni che tengano conto del rispetto degli animali. Un segnale importante di cambiamento potrà arrivare dalla prima applicazione della Circolare sullo stato di attuazione della Legge 281/91 sulla prevenzione del randagismo, emanata nel maggio 2001 dal Ministero della Sanità e per ottenere la quale la LAV aveva raccolto le firme di 200mila cittadini. In tale documento si ribadisce che la gestione dei cani debba essere concessa alle associazioni di tutela egli animali e che i criteri di assegnazione di fondi debbano tenere conto soprattutto del benessere degli animali. Finalmente viene riconosciuta anche la figura del "cane di quartiere", l'importanza delle sterilizzazioni, dei vaganti ma anche dei cani di proprietà, e la necessità di convenzionare gli ambulatori dei professionisti privati.

cane investito

Una battaglia di civiltà Per prevenire il randagismo si può fare ancora molto; a tale scopo la LAV ha presentato una lista di proposte concrete che integrino e diano piena applicazione alle leggi esistenti: dall’istituzione del cane di quartiere, alla riqualificazione dei canili sanitari e dei rifugi, dalla registrazione di cani e gatti nello stato di famiglia, alla defiscalizzazione degli acquisti e delle spese per chi adotta un randagio. Fondamentale poi la diffusione di campagne di adozione, lo sviluppo di programmi di sterilizzazione dei randagi e l’introduzione del divieto di vendita degli animali, vero e proprio serbatoio del randagismo. Provvedimenti concreti che devono essere tradotti in legge ed applicati dalle nostre Amministrazioni.

Un ruolo attivo può e deve essere svolto dai cittadini Abbandonare un cane è un reato punito dalle leggi dello Stato (legge 189/04) con l'arresto fino ad un anno o ammenda da 1000 a 10000 Euro. Ogni persona ha la possibilità ed il dovere di denunciare alle Forze dell’Ordine chi ha abbandonato, chi maltratta un animale o anche chi non registra il proprio animale all’anagrafe canina. Ma abbandonare un animale è soprattutto un reato "morale", un gesto di profonda inciviltà che come tale non può essere lasciato ancora passare in silenzio. Per questo se tutti saremo in grado di "dare voce" alla nostra coscienza, potremmo fermare coloro che ancora considerano un animale un oggetto da usare finché si vuole e poi gettarlo ai margini di una strada.

Fonte: www.infolav.org