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Gli strigiformi

Gli Strigiformi (Strigiformes) sono un ordine di Uccelli diffusi in tutte le regioni temperate, comprendente il gufo, l'allocco e l'assiolo.

Gufo ComuneMorfologia e anatomia comparata

Sebbene erroneamente associati ai rapaci, gli Strigiformi non somigliano per nulla agli eleganti e possenti predatori diurni; possiedono infatti una testa proporzionalmente molto grande rispetto al resto del corpo, sorretta da un collo quasi indistinto, hanno struttura tozza e coda breve, oltre a un piumaggio lungo, soffice e leggero che ne magnifica le reali dimensioni.

Tutti questi caratteri contribuiscono a dare agli Strigiformi un aspetto goffo e nello stesso tempo massiccio. La testa larga e arrotondata porta un becco solo apparentemente breve, perché fortemente incurvato e quasi del tutto nascosto fra le penne, ma forte e possente, abbastanza rilevato in rapporto al cranio e alla gola, mobilissimo e munito alla base di cera, sul cui margine anteriore si aprono le narici, di solito imperforate e circondate da vibrisse erettili.

Particolare interesse rivestono anche, nel capo degli Strigiformi, gli occhi, molto grandi e rotondi. Essi sono in posizione frontale, aperti in avanti - a differenza di quanto accade negli altri uccelli - e collocati in una vasta cavità orbitale circondata da piume erettili. Queste, erigendosi a ventaglio, ricoprono da un lato la base del becco e dall'altra l'orifizio auditivo, marginato da una plicatura cutanea in forma di mezzaluna, che funge in un certo senso da padiglione. Tale plicatura interessa tutta la regione posteriore del capo e, girando attorno al globo oculare, raggiunge la lunghezza di 3-4 cm, mentre i suoi due margini possono ravvicinarsi e costituire una vera e propria valvola di chiusura al condotto auditivo. Lungo i margini della fenditura, assai mobile, si trovano spesso piccole piume arrotondate, di colore chiaro o comunque vivace, che, unitamente a quelle che circondano l'occhio, formano il cosiddetto disco facciale perioftalmico o auricolare, che assume particolare evidenza soprattutto nel barbagianni.

Il tronco degli Strigiformi, contrariamente a quanto appare a prima vista a causa del volume del piumaggio rigonfio, non è in realtà molto robusto: si consideri che le penne della gola, invece di essere accostate come nella maggior parte degli uccelli, sono diritte e inserite perpendicolarmente alla pelle, così che la loro estremità sfiora quasi l'apice del becco.

Le ali sono grandi, larghe e arrotondate, con undici lunghe remiganti munite di una dentellatura costituita dalle barbe rovesciate. Gli arti sono assai robusti, forniti di cinque dita, di cui quello esterno reversibile in ogni direzione, tutte armate di unghie lunghe, sottili, fortemente incurvate e molto acuminate; tarsi e dita sono quasi sempre rivestiti da piume lanose, che talvolta nascondono anche le unghie.

Il piumaggio è fondamentale, perché esso ncide notevolmente sul loro aspetto esteriore: esso è lungo, molle e setoso - assai diverso come costituzione da quello dei rapaci veri e propri - con la superficie esterna delle penne rivestita da barbule sottili come piumini, inserite spesso perpendicolarmente e con frequenti zone erettili.

L'anatomia comparata reca diverse interessanti caratteristiche: il cranio è di tipo schizognato con tendenza desmognata; la cavità orbitaria è eccezionalmente allargata e con piccole ossa lacrimali; i processi maxillopalatini sono spugnosi; le vertebre cervicali sono 14, mentre lo sterno ha, secondo la specie, 2 o 4 profonde intaccature; la struttura ossea manca di spina interna.

I caratteri, in base ai quali è stata operata la suddivisione dell'ordine in famiglie, sono poco appariscenti, ma di grande importanza: negli strigidi, infatti, i dischi facciali non sono sempre completi, ma in ogni caso sempre bene distinti l'uno dall'altro e completati nel loro contorno da ampi ciuffi erigibili; la plicatura circumauricolare è inoltre completamente chiudibile, fino a rappresentare un vero e proprio opercolo. In questa famiglia, le ali appaiono in genere molto più brevi della coda, arrotondata e tronca, mentre le ghiandole sebacee sono completamente nude. Tali caratteri generali distinguono gli Strigidi dai Titonidi, nei quali i dischi facciali si fondono a costituire un unico cerchio cordiforme e assai ampio, in mezzo al quale è visibile il becco. La coda è leggermente graduata, quasi ricoperta dalle lunghe ali. L'unghia del dito medio ha il margine interno pettinato, e le ghiandole sebacee sono rivestite da filopiume.

Riproduzione

Gli Strigiformi eleggono a dimora le depressioni del terreno, il cavo di un albero o di una roccia; in alternativa,Allocco si rifugiano in vecchi ricoveri abbandonati da altri uccelli. Tuttavia, non si può dire che essi costituiscano un vero e proprio nido, poiché le uova, bianche e quasi sferiche, in numero variabile da 2 a 10, vengono deposte semplicemente nel fondo della cavità prescelta. Di solito si occupano della cova sia i maschi che le femmine, e l'incubazione ha inizio con la deposizione del primo uovo. I piccoli nascono rivestiti da un piumino folto e più o meno picchiettato, che costituisce la livrea giovanile. I giovani lasciano il nido nel corso della seconda muta e appaiono sin da subito molto voluminosi a causa della leggerezza del loro piumaggio.

Ecologia ed etologia

La maggior parte degli Strigiformi ha abitudini esclusivamente notturne e ogni loro organo recettore è adatto in maniera perfetta alla vita nell'oscurità: l'udito è infatti molto sviluppato e ancora più potenziato dall'ampiezza e dalla conformazione degli orifizi auricolari; l'occhio, allungato in guisa di telescopio a grande obbiettivo e atto a vedere nelle tenebre, è però del tutto immobile, così che il campo visivo è ridottissimo e non raggiunge i 180°; a ovviare a tale inconveniente sta, per contro, la particolare struttura della colonna vertebrale, che permette al capo di ruotare di oltre 270°, senza che il tronco compia alcun movimento; l'occhio è inoltre capace di captare e ampliare i più deboli raggi di luce, anche se, come sembra, l'animale non è in grado di percepire i colori.

Quasi tutti gli Strigiformi trascorrono la loro giornata di riposo nascosti in luoghi tranquilli e appartati, da cui escono solo dopo il tramonto. La loro alimentazione è costituita in prevalenza da roditori e grossi insetti, più di rado da uccelli, rettili o anfibi. Le prede più piccole vengono deglutite intere, poiché questi rapaci usano rigettarne le parti indigeribili in un bolo compatto e ovoidale. Quando il boccone giunge nel gozzo, viene frantumato con movimenti elicoidali, e, mentre le materie assimilabili sono dissolte dai succhi gastrici, i residui vengono raggruppati e compressi per essere poi espulsi al termine della digestione, vale a dire tre o quattro ore dopo il pasto e immediatamente prima dell'assunzione di altro cibo.

I loro sistemi di caccia sono gli stessi di quelli dei rapaci diurni, cui questi uccelli delle tenebre non sono secondi neppure nel volo, rapido, potente, ma silenziosissimo, in virtù delle molli barbe delle remiganti che ne attenuano il fruscio. Queste sono, in linea di massima e con le variazioni proprie rilevabili nelle diverse specie, le abitudini degli Strigiformi, animali solitari, silenziosi e pAssioloiù utili che dannosi, sia all'ecosistema che all'uomo.

Diffusione e classificazione

L'ordine degli Strigiformi è distribuito in ogni parte del mondo e viene suddiviso in due famiglie attuali (Strigidi e Titonidi) e in quella estinta dei Protostrigidi. La prima famiglia, che comprende fra i rappresentanti più noti i gufi, le civette e i chiù, è ripartita in 27 generi e 134 specie; è cosmopolita nel suo complesso, ma i singoli generi sono nettamente localizzati. Sotto il profilo paleontologico, gli Strigidi fossili si fanno risalire all'Oligocene d'Europa e al Miocene del Nordamerica. I Titonidi, la seconda famiglia dell'ordine, sono anch'essi diffusi su quasi tutta la Terra, a eccezione di alcune zone temperate dell'Asia e di alcune regioni fredde del settentrione, e comprendono due generi e una quindicina di specie; i loro fossili non sono reperibili prima del Pliocene. La famiglia dei Protostrigidi conta il solo genere Protostrix e quattro specie dell'Eocene del Nordamerica.

Fonte: www.wikipedia.org