Vota TopOnWeb Banner
trova tutto su animali e natura

Il mio amico tacchino

Autore: Akela il Solitario

taccone

Magari leggendo il titolo di questo racconto vi verrà un po' da ridere, ma ciò che scriverò è vero e sincero, e mi sembra opportuno raccontarlo. Circa un anno fa mio padre comprò due tacchini con lo scopo di allevarli per poi mangiarli. Erano un maschio e una femmina, all'inizio non li presi molto in considerazione pensando che fossero animali poco socievoli, ma mi sbagliavo. Cominciai ad affezionarmi a loro. Erano ghiottissimi di frutta, e nel periodo dei fichi (abito in campagna ne ho alcune piante) ne coglievo loro.

Cominciarono a seguirmi ogni volta che andavo intorno a casa, perché sapevano che io avrei dato loro cibo, la femmina era più diffidente il maschio invece al contrario, era socievole.

Passò il tempo dei fichi e venne quello dell'uva e poi quello dei cachi, io continuavo a cogliere loro frutta. Quando li chiamavo venivano di corsa, erano miei amici, e per questo quando arrivò il periodo di fine anno mi opposi ai miei genitori, impedendo loro di ucciderli, i miei non obiettarono molto, ormai anche loro si erano affezionati a quei due.

Intorno a Febbraio la femmina cominciò ad avere problemi di affanno, doveva avere qualche problema di cuore, poco tempo dopo morì. Così rimase solo il maschio che era molto socievole, amava molto la mia compagnia, ricordo che aveva l'abitudine di beccare sui bottoni e le cerniere, gli piaceva essere accarezzato, si addormentava perfino quando veniva coccolato. La cosa particolare era che di solito i maschi di tacchino diventano aggressivi con la maturità, lui invece no.

Una mattina di fine Aprile di quest'anno (2006) scendo e vado ad aprire il cancello del recinto dove chiudiamo le galline per la notte, e vedo il tacchino uscire dalla stalla svolazzando. Aveva la caviglia gonfia, non capivamo il perché visto che il giorno precedente stava più che bene. Da quel giorno le cose peggiorarono, di lì a poco non riuscì più a camminare, lo portavamo noi fuori in mezzo all'erba, la caviglia era diventata una palla. Rimase così fino alla fine di Maggio, poi iniziò a deperire. Ci dissero che i tacchini in vendita per l'allevamento da carne avevano una "scadenza" che dopo un pò di tempo potevano ammalarsi... Purtroppo, una mattina di Giugno morì.

Ricorderò per sempre un giorno, io avevo sempre il dubbio che forse mi veniva dietro solo per il cibo, ma quel giorno lui mi dimostrò che non era così. Quando lo andavo a trovare quando era malato lui mi guardava felice, e quando andava mia madre a portargli il cibo lui guardava in torno come per cercarmi, e qualche giorno prima di morire, quando lo stavo accarezzando e cercavo di farlo mangiare lui mi guardò negli occhi, con un espressione serena, allora capii che mi voleva davvero bene... non c'è cosa più brutta nella vita che del voler che qualcuno caro muoia al più presto.

Con questo che scrivo voglio dire a tutti che gli animali non sono quell'immagine stereotipata che è stata affibbiata loro, sono esseri viventi proprio come noi, anzi migliori, e che l'amicizia va oltre ogni barriera.